“Gestire l’inevitabile, evitare l’ingestibile”: i cambiamenti climatici sono già una realtà e ormai dobbiamo adeguarci e convivere con gli eventi meteo estremi, naturalmente senza dimenticare di mitigarne le cause perché diventino ingestibili. Dunque, non basta più parlare di gas serra, di come eliminare i combustibili fossili e di come aumentare l’uso di energie rinnovabili. Bisogna piantare alberi e smettere di deforestare, ma anche imparare come comportarsi quando il clima manifesta il peggio di se.
Clima alla Riserva Karen Mogensen
Il clima della zona dove si trova la Stazione “Italia Costa Rica” è ovviamente tropicale, caldo umido con alta piovosità (ma inferiore ad altre zone della Costa Rica).
Più in dettaglio, il clima risente della classica circolazione tropicale degli alisei, ma nella zona, a causa dell’orografia dell’America Centrale e fattori di circolazione generale dell’atmosfera, i venti tendono a presentarsi prevalentemente da sudest. A complicare gli effetti locali concorre la complessa orografia della parte continentale della Costa Rica, che presenta montagne e vulcani attivi (Vulcano Poas, Turrialba, Irazu e altri a quote inferiori come Tenorio e Arenal) che superano i 3.000 metri, fino ai 3820 metri del Cerro Chirripo.
La piovosità nella zona, ricavata dall’atlante climatico dell’Istituto Nazionale di Meteorologia di Costa Rica, è di circa 2.200 mm di pioggia all’anno ed è legata principalmente a fenomeni convettivi, con un regime di pioggia caratterizzato da una stagione delle piogge da maggio a novembre e una stagione secca (con precipitazioni comunque non del tutto assenti) da dicembre ad aprile. Durante la stagione delle piogge la piovosità va aumentando progressivamente fino a circa 400 mm medi mensili nel mese di ottobre, statisticamente il più piovoso. In luglio si osserva un temporaneo, relativo calo della piovosità per il cosiddetto veranillo, un periodo di calo dell’attività piovosa durante la stagione delle piogge.
Le temperature medie annuali sono prossime ai 25 °C, oscillando fra 20 °C delle temperature minime e 30 °C delle temperature massime, più basse grazie anche alla quota collinare delle vicine zone costiere. La zona è una delle più soleggiate della Costa Rica (circa 6-7 ore medie di soleggiamento effettivo al giorno). L’attività dei cicloni tropicali (stagione a potenziale rischio da 1° giugno a 30 novembre) non è particolarmente frequente nella zona e in genere anche in Costa Rica, sebbene non siano mancati in passato episodi in cui tempeste tropicali o uragani abbiano influenzato o anche causato danni in alcune zone costiere della Costa Rica.
Proprio durante una spedizione scientifica alla Stazione, la campagna CLIMBIO 2016, l’uragano Otto è transitato sulla Costa Rica e anche sulla Riserva il 24 novembre 2016, portando notevoli danni nel nord del paese e condizionando anche il programma della spedizione scientifica. Per fortuna comunque non ci sono stati danni alla stazione, e la webcam, operativa allora da pochi giorni, riprese la dinamica delle nubi al passaggio dell’uragano otto.
Anche la Costa Rica e la zona, ovviamente, risentono dei cambiamenti climatici globali, che si sommano agli effetti della deforestazione (e riforestazione) che influenzano pesantemente il microclima (maggiori informazioni qui e qui).
La strumentazione meteo installata presso la Stazione Italia Costa Rica è operativa dal 2017, finora dunque i dati disponibili non sono di un periodo sufficientemente lungo. Per definire dettagliatamente il clima e per evidenziare i suoi cambiamenti infatti sono necessari almeno di 30 anni di misure continuative.
Per ottenere una prima ricostruzione del clima della località sono stati richiesti e cortesemente ottenuti da Meteoblue dati di re-analisi sul punto di griglia (12×12 km) più vicino alla località relativi a un periodo di 30 anni (dal 1985 al 2018).
Le prime analisi sono interessanti e dimostrano che sarebbe opportuno proseguire l’elaborazione del vasto data set e continuare le attività di osservazione. In particolare le osservazioni giornaliere del 2017 appaiono in buon accordo con i dati di re-analisi riguardo le temperature minime e massime giornaliere. Maggiori discrepanze fra osservazione e modelli di re-analisi invece emergono nei dati di precipitazione. Questo probabilmente è dovuto al carattere convettivo dei fenomeni, e conferma l’importanza di disporre di dati osservazionali strumentali, fondamenti per validare e inizializzare i modelli.
La tendenza a lungo termine, su un periodo di 30 anni a disposizione, evidenzia un aumento di temperature in accordo con i cambiamenti climatici globali in atto, nonché un’interessante correlazione con il fenomeno ciclico de El Niño. L’inquadramento climatico dell’area conferma un tipo di clima tropicale, con un andamento quasi costante delle temperature nel corso dell’anno, influenzate principalmente dalla ciclicità stagionale delle piogge. Le precipitazioni, abbondanti come tipico delle zone tropicali umide, presentano una stagione secca fra dicembre e inizio aprile e una stagione delle piogge da metà aprile a novembre.
La temperatura media annua si stima in 25.4°C e la piovosità media annua, assomma a circa 2254 mm; queste stime climatologiche sono state ricavate dalle Re-analisi Meteoblue.
I dati osservativi strumentali fin qui raccolti, benché di soli 4 anni, risultano in buon accordo con la climatologia da re-analisi per quanto riguarda la temperatura, che nel periodo 2017-2020 riscontra un valore medio annuo di 25.7°C. La media delle precipitazioni 2017-2020 invece risulta di 1939.4 mm, inferiore alla climatologia da re-analisi.
Continuare le misure in futuro dunque è importante, la stazione meteo installata con il progetto CLIMBIO, ci auguriamo, rappresenta le fondamenta di un futuro osservatorio centenario come quello dell’osservatorio Geofisico del DIEF di Modena, il cui direttore del periodo 1862-1892 Domenica Ragona affermava: «Noi dobbiamo essere ben lieti della nostra contribuzione in vantaggio della meteorologia, perché trasmetteremo ai nostri posteri ciò che ci hanno trasmetto i nostri antenati, cioè una miriade di osservazioni ed un’immensa copia di documenti meteorologici»